JANIVA MAGNESS
"Love wins again"
Blue Elan Rec. (Usa) - 2016
Love wins again/Real slow/When you hold me/Say you will/Doorway/Moth to a flame/Your house is burnin'/Just another lesson/Rain down/Long as I can see the light/Who will come for me
Molto di ciò che oggi viene passato per soul o pseudo tale, di fatto, è spesso un ibrido che lambisce ben più facilmente i terreni del pop, più o meno radiofonico, che altro.
Ad un ascolto superficiale e frettoloso, alcuni dei brani presenti in questo disco potrebbero subire la sorte di finir confinati proprio in questa implicitamente screditata categoria. E ad un ascolto superficiale, non mi sentirei di biasimare tanto chi, eventualmente, li collocasse in questo limbo. Tuttavia, ciò che davvero Janiva Magness opera con Love Wins Again è una piccola, grande rivoluzione: discografica, personale, stilistica.
L'etichetta che lo pubblica non è più la colossale Alligator dei più recenti, ottimi, dischi che l'hanno definitivamente consacrata tra le voci migliori e tra le migliori interpreti del panorama contemporaneo e che, allo stesso tempo, la mantenevano ancorata a generi un po' più definiti e maggiormente affini a una certa tradizione, ma la giovane, vivace Blue Elan che ospita, nel suo catalogo, artisti di natura varia ed eventuale. C'è, poi, l'aspetto personale che, come già e ben più che in passato, ha influito su atmosfere e tematiche qui proposte. La Magness riemerge dalle acque tumultuose di pesanti vicende personali e affettive; questo disco, in tal senso, ripercorre il sentiero profondo già tracciato col precedente Original, che l'ha vista tagliare di netto il cordone ombelicale che la legava al prevalente ruolo di interprete, nascendo a nuova vita come autrice – dunque, interprete di sé stessa - di grande spessore, anche col sostegno efficace e ricorrente del produttore Dave Darling, ancora una volta presente. La rivoluzione stilistica, da ultimo, è un po' la naturale conseguenza di tutto ciò.
Dotata di uno strumento vocale non particolarmente esteso, ma estremamente espressivo e profondo, Janiva Magness gioca, in questo disco, in parte sul groove e in parte sulla riflessiva, intima introspezione. Sull'immagine di copertina, i guantoni da boxe sono significativamente e, forse, non a caso messi alle spalle quasi a simboleggiare la fine della lotta contro le avversità, pur lasciando aleggiare il dubbio che, invece, siano proprio lì nella posizione di chi, combattente, se li porta comunque sempre appresso. Sul viso è accennata la serenità di un sorriso: titolo e copertina rimandano a un ritrovato ottimismo. Così, invero, una parte del disco, a cominciare dalla facile title track. Si gioca più sul groove con la sinuosa, sensuale Real Slow, con Your House Is Burnin' dove, soprattutto grazie ai fiati, appare chiara l'aura di James Brown e con Moth To A Flame, unica occasione nella quale, grazie alla chitarra, si intravede un po' di blues. Ma è sui tempi lenti e riflessivi che la Magness cala tutti i suoi assi: da When You Hold Me, al moderno gospel di Say You Will, attraverso l'acustica, delicata Doorway e Rain Down, fino al magistrale racconto di una crisi in Just Another Lesson e alla conclusiva, solenne Who Will Come For Me. E lungo il tragitto c'è spazio anche per una eccellente incursione nel songbook di John Fogerty con la cover di Long As I Can See The Light.
La Magness dice: “La voce è ciò che ci permette di comunicare ben oltre le limitazioni dell'emisfero sinistro; è lo strumento primario, principale e anche ben più di questo. La voce ha il potere di armonizzare le varie parti di noi stessi: il cervello, il cuore, lo spirito e l'anima. Ecco perchè la capacità di cantare è un dono.”. Vero che blues e soul, accademicamente intesi, di questo disco sono, sì, soltanto lontani parenti; ma le doti interpretative e cantautorali della Magness hanno qui raggiunto una piena, compiuta fioritura. Il dono, fa tutto il resto. G.R.