Blues News - Macallè Blues

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News & Reviews

Blues news...

12 febbraio 2018: so long, Sonny Payne! E' davvero strano come, anche a distanza di tempo e spazio, le persone intreccino le proprie esistenze in modo talvolta così inconsueto e segreto; misterioso, le une per le altre.
La prima volta che incontrai il nome di Sonny Payne (foto) fu grazie alla lettura delle note di copertina di uno dei primi dischi di blues che acquistai da ragazzo. Era King Biscuit Time, un disco di Sonny Boy Williamson II (ovvero, Rice Miller) edito dalla gloriosa etichetta Arhoolie. Il titolo del disco, come vedremo, non era fortuito; l'eloquente copertina, neppure. King Biscuit Time, in realtà, era il nome dello storico programma radiofonico, trasmesso sulle frequenze della KFFA Radio Station di Helena, Arkansas e condotto proprio da 'Sunshine' Sonny Payne. Payne cominciò a lavorare in quella radio nel 1941, non come dj, ma svolgendo piccoli lavoretti di riordino e pulizia: il microfono e la consolle vennero dopo. Poco dopo!
La genesi di questo programma fu un po' rocambolesca e, a questa genesi, il nome di Sonny Boy Williamson fu indissolubilmente legato. Furono proprio Sonny Boy Williamson e Robert Jr. Lockwood infatti che, presentatisi alle porte della neonata radio con in mente l'idea di suonarvi abitualmente e ricavarci una ribalta per pubblicizzare le loro canzoni, diedero il la a King Biscuit Time. Il nome del programma fu mediato da quello di uno dei prodotti del finanziatore del programma, sponsor ante litteram che i due dovettero cercarsi per trasformare l'embrionale idea di quella trasmissione in realtà: la farina King Biscuit Flour prodotta dalla locale fabbrica di Mr. Moore. Così fu: tre canzoni e uno spot per la farina di Moore, tutti i giorni alle 12,15; l'ora di maggior ascolto. E il successo arrivò per tutti, farina compresa. Lì, l'anno seguente e ancora quasi per caso, prese le redini del programma proprio Sonny Payne. Da quel momento, la fama di King Biscuit Time e del suo conduttore crebbero assieme e costantemente fino a diventare, entrambi, un punto di riferimento nazionale assoluto, tanto per i bluesmen, quanto per gli amanti del blues.
E' stato Sonny Boy Williamson, dunque, uno dei miei bluesmen preferiti di sempre, a farmi conoscere, sebbene indirettamente, Sonny Payne. E Sonny Payne, onorato, nel 2010 dall'essere stato inserito nella Blues Hall Of Fame, non ha mai mollato le redini della sua creatura fino all'ultimo momento, arrivato il 9 febbraio scorso, all'età di 92 anni.

Del Sonny Payne entrato nella leggenda, di tanto in tanto, si è detto e si è scritto. Diverse cose interessanti si possono trovare in rete ma, se avete voglia di leggere, vi rimando volentieri alle dirette parole di Sonny, raccolte da Fabrizio Poggi in una lunga, succosa intervista rilasciatagli tra le mura della mitica KFFA Radio Station qualche anno fa.

29 novembre 2017: ancora soddisfazioni per il duo Fabrizio Poggi e Guy Davis. Grazie al loro ultimo lavoro Sonny & Brownie's Last Train sono, infatti, tra i cinque finalisti nominati per i Grammy Awards 2018 come Best Traditional Blues Album. Le altre nomination nella stessa categoria sono state quelle di Eric Bibb, Elvin Bishop, R.L. Boyce e dei Rolling Stones.

05 luglio 2017: Un ricordo di Rudy Rotta. Le 'Blues News', talvolta, diventano davvero troppo blue. Rudy Rotta, chitarrista, cantante e autore, è stato indubbiamente uno dei principali alfieri del blues italiano e, certamente, uno tra i più importanti rappresentanti di questo genere all’estero, soprattutto, nella terra madre di questa musica, l’America che, non sempre generosa nei confronti dei musicisti stranieri, gli ha, giustamente, accordato tanto credito e onori nel corso degli anni.
Lo incontrai la prima volta nel 1991. All’epoca, collaboravo occasionalmente con un giornale locale che ospitava miei articoli e interviste. E fu proprio in occasione di un suo concerto, tenuto presso un glorioso locale, molto attivo ai tempi in provincia di Alessandria, che mi concesse quell’intervista dalla quale prese forma un rapporto di amicizia che continuò negli anni immediatamente successivi. Era appena uscito Reason To Live, il secondo disco di quella che allora si chiamava ancora Rudy Rotta Band. Mi parve subito una tale ventata d’aria fresca nel panorama italiano che, data l’occasione, corsi subito per ascoltare Rudy dal vivo e fare quattro chiacchiere con lui; giornalistiche inizialmente, via via più schiette e amichevoli, come tra semplici appassionati di musica, poi. Parlammo del disco, del blues, dell’Italia e dell’America. Idee chiare, talvolta caustiche; molto spesso condivisibili, sempre schiette e sincere. Pochi anni dopo, lo invitai alla seconda edizione del nostro Macallè Blues Festival. Successivamente, accompagnò il leggendario armonicista Carey Bell in un tour estivo che toccò anche la mia città così come, dopo ancora, un’altra leggenda del blues postbellico, Lowell Fulson, col quale partecipò nuovamente al Macallè Blues Festival: era il 1996. La sua evoluzione musicale e lo spirito fondamentalmente originale che animava la sua musica e che lo induceva a considerare il blues non come bolsa, stucchevole riproposizione, lo portò a tentare il primo organico, compiuto esperimento di blues cantato in italiano: l’album So Di Blues. Le sue collaborazioni internazionali sono sempre state numerose e di gran livello. Da Angela Brown, ospite proprio in quel suo secondo disco, a Karen Carroll, Shirley King fino a Brian Auger. Chitarrista funambolico, ma di grande gusto, condivise il palco con Peter Green, Greg Allman, Buddy Guy, B.B. King, Eric Clapton, Robert Cray, Jimmie Vaughn, Luther Allison, John Mayall. Il suo amore per Beatles e Rolling Stones lo portò a una rilettura di discografica prima, solo dei primi e, in tempi più recenti, di entrambi. Da grande talento quale era, seppe circondarsi, nel tempo, di altri talenti in seno alla sua band; penso al grande armonicista Willy Mazzer e al bassista (e chitarrista a sua volta) Roberto Morbioli prima, così come all’hammondista Pippo Guarnera e al batterista Vince Vallicelli, poi. Ricordando la sua grinta felina, la sua determinazione e il suo rigore professionale, si fatica ad accettare l’idea che quella malattia, che l’ha recentemente tenuto lontano dai palchi, lo abbia, infine, costretto alla resa definitiva lunedì scorso. Anche se ultimamente ci eravamo un po’ persi di vista, mi piace dire con un pizzico di orgoglio e nostalgia, prendendo a prestito il titolo di uno dei brani più significativi di quel suo rivelatore secondo disco, had a friend one time!    

27 giugno 2017: E’ uscito da qualche tempo, per iniziativa dell’associazione Blues Made In Italy, il cd The Blues Masters: an italian tribute. Un tributo ai sommi maestri del genere è, infatti, questo disco.
Si tratta di una raccolta di venti brani, interpretati da valorosi esponenti del blues italiano, tratti dai repertori di Robert Johnson, Skip James, Son House, Koko Taylor, T-Bone Walker, etc. Scorrendo la lista degli interpreti troviamo veterani come Rudy Rotta, Fabrizio Poggi e Guido Toffoletti con Herbie Goins (alla memoria di quest’ultimi due è anche dedicato il disco) e così pure nomi di nuova generazione come Linda Valori, Francesco Piu, Veronica Sbergia, The Cyborgs e via cantando. La maggior parte di questi brani sono tratti da lavori discografici ufficiali degli artisti partecipi dell'iniziativa e già editi; altri, tre nella fattispecie, sono stati registrati appositamente per l’occasione. La raccolta, come si diceva all’inizio, è stata voluta da Blues Made In Italy, benemerita associazione le cui iniziative sono rivolte alla valorizzazione del blues italiano. Il cd, le cui note di copertina sono a cura di Marino Grandi, direttore della rivista Il Blues, è disponibile in quantità limitate, a un costo di € 15, spese postali incluse e, il 10% degli introiti derivanti dalla vendita, saranno devoluti alle popolazioni dei luoghi colpiti dai recenti terremoti. Gli interessati possono richiedere il cd scrivendo direttamente all’indirizzo info@bluesmadeinitaly.com.


28 febbraio 2017: Sidemen: Long Road To Glory è un documentario sulla vita di tre grandi bluesmen che, a loro volta, sono stati soprattutto, e malgrado la loro spiccata personalità individuale, dei gregari, dei "sidemen" appunto. Il documentario, pensato e diretto da Scott Rosenbaum, racconta le vite di Hubert Sumlin, Pinetop Perkins e Willy "Big Eye" Smith. Pur essendo già stato realizzato e anche premiato, al SXSW Film Festival 2016, l'autore ha dovuto affrontare notevoli spese per risolvere questioni legate soprattutto ai diritti d'autore di parte del materiale utilizzato. Pagati i diritti che hanno consentito al film di partecipare al succitato festival, restavano da coprire le spese per i diritti legati alla diffusione mondiale del film stesso. A tale scopo, Rosenbaum ha lanciato, pochi giorni or sono, una raccolta di fondi pubblica per raccogliere i 225.000 dollari necessari. Domani, 1° marzo, sapremo se l'obiettivo sarà stato raggiunto!  


28 febbraio 2017: la pubblicazione ufficiale del nuovo disco di Billy Price, Alive And Strange, è prevista per il prossimo 7 aprile. Qui a fianco, potete vedere il video di Something Strange, uno dei brani estratti dall'album, mentre sarà possibile prenotare l'acquisto del disco cliccando su pre-order.   


10 settembre 2016: questa estate, la casa editrice milanese Volo Libero Ed. - www.vololiberoedizioni.it - ha annunciato l'avvio di una nuova collana di piccoli libri biografici dedicati ai grandi interpreti della musica soul. La collana, presentata durante l'ultima edizione del Porretta Soul Festival, si chiama Soul Books e sono già tre i volumi pubblicati al momento: Aretha Franklin - La Regina Del Soul, Al Green - Io Sono Un Cantante e Marvin Gaye - Il Sogno Spezzato. Le prefazioni a tutti i volumi sono di Massimo Oldani, voce soul di Radio Capital e ogni volume contiene note e curiosità sui singoli artisti, riportate da Graziano Uliani, padre organizzatore del Porretta Soul Festival.  


25 luglio 2016: Fabrizio Poggi annuncia l'uscita del suo nuovo, ventesimo album, Texas Blues Voices. L'uscita del disco, nuovamente edito per la Appaloosa Rec., è prevista per settembre e vedrà la partecipazione di numerosi, celebri artisti americani tra i quali: Ruthie Foster, Mike Zito, W.C. Clark, Lavelle White, Guy Forsyth, Carolyn Wonderland, etc.
A fianco, il  video trailer.


16 maggio 2016: Billy Price, insieme al compianto Otis Clay, è il vincitore del Blues Foundation's Blues Music Award per il miglior soul album del 2015! Queste le parole di Price:

"Ritorno a Pittsburgh dopo un grande fine settimana trascorso a Memphis ai Blues Music Awars. Porto a casa questa statuetta quale premio vinto per la categoria Best Soul Blues Album Of The Year  dato a me a Otis Clay per il nostro disco This Time For Real, edito dalla Vizztone e prodotto da Duke Robillard. Avrei desiderato solamente che Otis fosse stato qui ad accettare il premio con me, ma sono contento che sua figlia Sena Clay ed il suo manager Miki Mulvehill erano lì con me alla cerimonia a ritirare il premio per suo conto. Otis, da par suo, è stato insignito anche di un premio postumo quale Best Soul Blues Artist Of The Year, così come Duke Robillard ha vinto il premio quale Best Acoustic Album Of The Year. Grazie a tutti quelli che hanno votato per noi, e grazie alla Blues Foundation per l'onore tributatoci. Sono personalmente grato per avere avuto l'opportunità di incidere un album completo con Otis prima della sua morte e di essere stato con lui sul palco, al Rex Theater di Pittsburgh, per uno show intero con lui, lo scorso settembre."


Qui accanto, il video della premiazione.



12 maggio 2016: Jan Mancuso della Reference Recordings ci comunica oggi che, per la seconda volta, Doug MacLeod è il vincitore del Blues Foundation's Acoustic Artist Blues Music Award!


12 maggio 2016: prosegue con successo il tour europeo di Henry Carpaneto col chitarrista americano Joey Gilmore. A fianco, un video "promo" inviatoci da Henry stesso.

8 gennaio 2016: colpito da infarto, all’età di 73 anni è scomparso, a Chicago, il cantante Otis Clay. Esordì, come membro di vari gruppi gospel, nei primi anni ’60 per poi passare, come solista, a generi secolari come soul e R&B, firmando un contratto con la casa discografica One-Derful. Il suo primo successo fu That’s how it is, seguito da She’s about a mover. Ma la sua vera consacrazione avvenne col passaggio, nel 1971, alla fondamentale etichetta Hi Records di Willie Mitchell per la quale incise il suo primo, autentico hit, quel Tryin’ to live my life without you brano che, una volta ripreso da Bob Seger, contribuirà a renderlo noto anche presso il più ampio e variegato pubblico del rock.
Oltre che in patria, nel corso degli anni, Otis Clay ha sempre mantenuto un grande seguito sia in Europa che in Giappone, paese nel quale incise ben due album dal vivo. Passato, in tempi più recenti, attraverso altre importanti etichette come Rounder, Blind Pig e Bullseye, negli ultimi anni, senza mai dimenticare le sue radici gospel, ha inciso un paio di pregevoli album in duetto, prima con Johnny Rawls e, poi, con Billy Price. Attivamente coinvolto in varie iniziative sociali come la promozione del Harold Washington Cultural Center di Chicago, nel 2013 è stato ufficialmente consacrato nella Blues Hall of Fame.
Otis Clay è stato e resta uno dei più grandi cantanti di gospel, soul e R&B della storia.


10 novembre 2015: un altro grave lutto ha appena colpito il mondo del blues e, più in generale della musica. Al termine di un suo concerto tenutosi al Teatro Lara, è morto a Madrid il grande musicista Allen Toussaint. Pianista, cantante, compositore, autore e produttore, Toussaint comincia a suonare adolescente nei club di New Orleans per diventare, ben presto, uno dei più prestigiosi musicisti a cavallo tra soul, R&B, jazz. Tanti i brani famosi da lui composti e tante le collaborazioni prestigiose e anche non proprio "ortodosse", da Robert Palmer a Joe Cocker fino a Elvis Costello. Nato nel 1938, tutt'oggi ancora molto attivo, avrebbe dovuto esibirsi proprio a New Orleans il prossimo 8 dicembre in compagnia del vecchio amico Paul Simon.

settembre 2015: il 2015 è stato, senza dubbio, un anno tristemente luttuoso per il blues. Dopo B.B. King, Mighty Sam McClain e altri ancora, gli Holmes Brothers hanno perduto, nel volgere di pochi mesi, due delle colonne portanti. Il 9 gennaio, infatti, moriva Popsy Dixon, batterista e voce falsetto del gruppo. Il 19 giugno scorso, invece, è stata la volta di Wendell Holmes, chitarrista, voce principale, nonché carismatico front man della band. Il gruppo, interprete di un genere a mezza via tra gospel, blues, country e soul, perennemente stabile sul confine tra sacro e profano, ha goduto di una longeva carriera ricca di dodici album (tre dei quali hanno raggiunto la Top Five della classifica di Billboard) e svariate collaborazioni artistiche tra le quali ricordiamo quelle con Van Morrison, Peter Gabriel, Odetta, Willie Nelson, Phoebe Snow. Malato di cancro come l'amico Popsy Dixon, Wendell Holmes ha fatto in tempo a vedere pubblicato il numero di giugno della rivista Living Blues la cui copertina era meritoriamente dedicata a loro.   

16 giugno 2015:

a causa di un probabile nuovo infarto (un primo l'aveva colpito nell'aprile scorso), muore il grande Mighty Sam McClain. La notizia ci giunge dall'amico Peter Giftos, per anni suo chitarrista e bandleader.
Sam McClain era nato a Monroe in Louisiana nel 1943; attivo, già molto giovane, come cantante soul e R&B, conosce un lungo periodo di oblio dal quale si riscatta, in un primo momento, grazie al sodalizio col chitarrista Wayne Bennett in compagnia del quale incide un acclamato e ormai introvabile album dal vivo in Giapppone. Successivamente e definitivamente riscoperto negli anni '90 grazie all'etichetta discografica Audioquest incide, a partire dallo splendido "Give it up to love" del 1993, una lunga serie di dischi che lo consacreranno tra i più grandi cantanti contemporanei del genere. A noi, di lui, resta indelebile l'intensa esibizione al Macallè Blues Festival nell'autunno del 1997.  


 
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