Istrioni e Sirene - Macallè Blues

Macallé Blues
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Istrioni e Sirene

Recensioni

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Luciano Federighi

Istrioni e sirene - Vol. 1

Arcana Edizioni - 2017

Dietro il titolo evocativo di questa nuova opera di Luciano Federighi si cela, in realtà, la versione 2.0 (leggasi, riveduta e parzialmente integrata) di un suo precedente volume, uscito nel 1997 per Mondadori che, meno poeticamente, ma con maggior evidente eloquenza, portava il titolo di Le Grandi Voci Della Canzone Americana.
In estrema sintesi, la fondamentale differenza dell'odierna edizione rispetto alla pubblicazione primigenia o, se si vuole, lo stravolgimento editoriale apportato ora da Arcana si concretizza, qui, in una segmentazione tripartita dell’opera originale Mondadori che, a secchi colpi d’ascia, viene scomposta in tre uscite, cronologicamente differenziate, di cui questa è la prima: conseguenza e ragione di ciò, la presenza di quel ‘Vol. 1’ in coda al titolo. Chiusa la dovuta nota sull’operato dell’editore, resta – ed è ciò che più importa – l’operato dell'autore. Su questo, di stravolto non c’è nulla. Anzi, è un assoluto privilegio il fatto di poter fruire nuovamente di un libro come questo che è, a un tempo, un’utile, ragionata guida all’ascolto delle grandi voci della tradizione nordamericana del Novecento e un atto d’amore, come sempre di piacevolissima e alta lettura, nei confronti di questa forma d’arte.
Come recita il sottotitolo, questo primo volume parte, in rigoroso ordine alfabetico, dal neorleansiano “canarino abbronzato” Johnny Adams per arrestarsi, pur temporaneamente, sui grandi armonizzatori del Midwest, The Four Freshmen. E, al pari de Le Grandi Voci…, contiene, per ogni interprete, una scheda stilistica e rigorosamente analitica (ben più che biografica), nonché utili suggerimenti d’ascolto, con l’indicazione, per ogni singola scheda e artista presenti, degli album di maggior significato. Nelle pagine delle schede, gli artisti non vengono mai considerati asetticamente come sistemi chiusi né entità a sé avulse dal contesto, ma emergono, in rilievo, dalla scenografia storica della quale, ognuno a modo proprio, rappresentano il naturale continuum. E, come vent’anni fa, anche questa nuova versione del testo mantiene una sua naturale, chiara centralità nei confronti di jazz, blues, gospel e soul sebbene lo sguardo, poi, tenda sempre a coprire l’intero spettro del canto americano, opportunamente integrato, dunque, anche da interpreti country e pop. Del resto, quando si parla di "canzone" intesa come forma d'arte, non si può che essere trasversali ai generi.
Malgrado questo nuovo taglio editoriale in volumi tenda a restituirne l'aspetto enciclopedico, la finalità dell'opera è tutt'altro che didascalica o, peggio, semplicemente enumerativa volendo, invece, riportare l'attenzione del lettore sulla grande poesia del songbook americano attraverso le voci dei propri interpreti e offrendo, in tal senso, un'agile, indispensabile vademecum per l'ascolto e l'approfondimento consapevoli.

Giovanni Robino        


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