2023
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Shortcuts: i cd in breve...2023
Shortcuts: i cd in breve...: in questa sezione del sito, troverete le recensioni delle novità discografiche, ma in versione compressa!

LADY ADRENA
"Recipe for the blues"
Blues choose me/Borrow my pans/Traveling woman/Good girl gone bad/No ring, no thang/Recipe for the blues
Recipe
For The Blues
mantiene ciò che la propria copertina lascia intuire per non dir
promette: la rapida (si tratta di un EP!) e sapida carrellata di un
sincero, pugnace downhome
blues
in pieno stile Malaco/Ichiban. Suoni secchi, dalla precisione
geometrica e hi-tech,
che disegnano il netto perimetro all’interno del quale trova
naturale dimora la sagacia ruspante e tipicamente sudista di
Traveling
Woman
col suo andamento fieramente funk
e di No
Ring, No Thang
soprattutto. Prodotto in parte da due luminari mississippiani come
Mr. Sipp e Dexter Allen, molto di quanto si ascolta ricorda le
lezioni magistrali di ZZ Hill, Denise La Salle e Little Milton; fino
a giungere all’ammiccante epilogo del brano omonimo, classica
rievocazione di un blues allusivo dal chiaro doppio senso erotico,
come accade spesso, giocato sul crinale della naturale metafora
culinaria. G.R.

SCOTT ELLISON
"Zero-2-sixty"
She needs a whole lotta lovin'/That's how I love my woman/Zero-2-sixty/I wouldn't treat a dog/You can't blame a guy for tryin'/Before the teardrops fell/Hard headed women/Dig a little deeper/Jenni Kat/Ache in my heart/Soul harbor/You can't hurt me no mo'
Sebbene
meno avventuroso che nel precedente Skyline
Drive, frutto
maturo dell’anno
2020, ci sono episodi qui in cui Scott Ellison sa ancora farsi audace
- con
Zero-2-Sixty,
per esempio, o
il sinuoso funk Soul
Harbor
-
sebbene l’atmosfera dominante di questo suo nuovo disco
sia evidentemente quella di un marcato ritorno a una
tradizione fatta
di ben noti cliché,
come lasciano apertamente intendere molti dei
titoli
presenti.
Il percorso dell’opera,
fatto
di undici inediti, con
I
Wouldn’t Treat A Dog
quale unica cover,
tradisce un’estetica rigorosamente blues smarrita
tra l’asfalto
di Chicago,
certe polverose highways
texane
- con
That’s
How I Love My Woman,
per esempio, nulla di più facile che il pensiero corra veloce a
Freddie King! - o rapide puntate verso l’ovest californiano (Ache
In My Heart). G.R.

PAUL FILIPOWICZ
"Pier 43"
Old time superstition/Angel face/Pier 43/When I get to town/Spit shine/Hip shake/Poor man's throne/Humdinger/Cut you loose - Texas out/Ain't no use/Use my imagination
Disco animato da quello spirito tribale che ormai raramente si riesce a incontrare di questi tempi, Pier 43 vive di una sua risoluta, inflessibile aderenza a una ben chiara tradizione elettrica. La voce - un ringhio crudo e ululante - lontana dall’accarezzare rassicurante i timpani non si può dire sia proprio il suo forte ma Paul Filipowicz, veterano chitarrista, riesce qui a catturare e riproporre all’ascolto tanto quell’energia primordiale, quell’elementare intensità di suono, anarchica e selvaggia, che fu patrimonio distintivo e caratterizzante del vecchio Hound Dog Taylor quanto gli abili virtuosismi urbani di Magic Sam o Jimmy Dawkins.
Per metà eretto su brani inediti (tra i quali l'inusuale strumentale omonimo), questo lavoro poggia anche su alcune riproposizioni: oltre alle due tracce bonus (Ain’t No Use e Use My Imagination), ripescate da registrazioni live del 1979, spicca la rilettura di Cut You Loose rivitalizzata da un insolito taglio texano sul finale. G.R.

MATT ANDERSEN
"The big bottle of joy"
Let it slide/So low, solo/Golden/How far will you go/Aurora/Miss missing you/What's on my mind/Keep holding on/Rollin' down the road/Only an island/Hands of time/Shoes
Questo soul-blues singer di razza è un corpulento ed esuberante ragazzone canadese. La sua abbondante fisicità, a dispetto dei suoi trascorsi anche acustici, richiama il sostegno di una grande band. Ed è proprio ciò che troviamo al suo fianco in questa ultima uscita: una formazione di otto elementi, The Big Bottle Of Joy appunto, esplicitamente omaggiata fin dal titolo dell’opera. Anche laddove, grazie alla presenza di un coro vocale e un organo smaccatamente churchy, le celebrative atmosfere del disco paiono abbandonarsi libere al richiamo del gospel, Andersen mantiene pur sempre una propria natura fieramente cantautorale; ondivaga tra sfumature soul, country e southern rock. E anche quando il mood tramuta in modalità “ballata” come in Golden od Only An Island, l’emozione insita nel suo approccio vocale riesce a far apparire freschi e avvincenti anche i più triti cliché. G.R.