Bayou Side - Unbound - Macallè Blues

Macallé Blues
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Bayou Side - Unbound

Recensioni

Il disco raccontato da...

Hubert Dorigatti

BAYOU SIDE

"Unbound"

Three Saints Rec. (ITA) - 2017

No money blues/See that my grave is kept clean/Emily/Voodoo queen in pink/Mary/Everything is alright/First september rain/Unbound/Lullaby for me/I get lost/This girl is mad/Not ready to go

I Bayou Side, trio altoatesino, sono una delle realtà contemporanee più interessanti e originali. Unbound è il loro secondo disco e Hubert Dorigatti è il loro chitarrista e cantante.
Band dalla natura fondamentalmente acustica, dotata di una grande attenzione per il suono, le sfumature, i dettagli propone, con grande personalità e mestiere, un ricco mix di influenze molto ben amalgamate tra loro, unitamente a una poetica, tanto strumentale quanto lirica, sorprendentemente ricca e immaginifica.  
Quella che segue, è la chiacchierata fatta con Hubert Dorigatti relativa proprio a Unbound....

Macallè Blues: tanto per cominciare, facciamo giusto qualche considerazione generale sulla band. La palude (Bayou) del vostro nome, più che riferirsi a un’area geografica della Louisiana e alle sue sonorità, mi fa pensare simboleggi quell’ampia amalgama di stili che contraddistingue la vostra peculiare formula musicale: blues, folk, ragtime, canzone d’autore, improvvisazioni jazzistiche…
Herbert Dorigatti: infatti è così. Nel sud degli Stati Uniti d’America si incontrano vari stili musicali: blues, jazz, cajun, zydeco, New Orleans funk, country, etc. Noi, nella nostra musica, proviamo a mettere tutti questi ingredienti in un unico piatto e li mescoliamo. E la zona del bayou, tra l’ altro, è una delle più belle che esistano là.
MB: la vostra tecnica strumentale lascia intendere un’estrazione accademica: avete studi musicali classici alle spalle?
HD: sì, noi tutti abbiamo frequentato il conservatorio.
MB: quella dei Bayou Side è una formazione prevalentemente ‘unplugged’ che comprende tu alle chitarre, Klaus Telsfer al contrabbasso e Peter Paul Hofmann alle percussioni. 'Unbound' è il vostro secondo disco e riprende, direi, buona parte delle atmosfere già presenti nel precedente 'All I Feel', ma con qualche divagazione elettrica in più e maggiori richiami jazzistici....
HD: infatti; siamo rimasti prevalentemente sul sound acustico perché è lì che vogliamo restare. Ho, però, iniziato a suonare e introdurre la chitarra resofonica con un po’ di distorsione così da ottenere, all’occorrenza, un sound più elettrico. Inoltre, il nostro nuovo batterista Peter Paul Hofmann e’ un vero e proprio jazzista e ha pure studiato a New Orleans.
MB: dall’ascolto di 'Unbound', traspare un atteggiamento intimo, minimale, ma con una grande cura per i dettagli e il suono d’insieme: gli strumenti e la loro voce hanno un ruolo centrale, così come il gusto per gli arrangiamenti, assai curati e ricercati….
HD: sì, ci prendiamo molta cura degli arrangiamenti e del sound dei vari strumenti. Per esempio, in questo disco ho usato tante chitarre differenti, tutte con una loro personalità e un suono speciale: dalla Martin OM42 acustica, alla National resofonica Tricone, etc.
MB: tu sei l’autore della quasi totalità dei brani presenti: sei anche l’autore degli arrangiamenti o, su quest’ultimo aspetto, dominano più un contributo di tutta la band e una visione d’insieme?
HD: gli arrangiamenti, per gran parte, li facciamo tutti e tre insieme; su questo aspetto c’è, dunque, un contributo collettivo di tutta la band. Alcuni arrangiamenti invece, anche se pochi, li ho scritti io da solo.
MB: questa cura per dettagli, arrangiamenti e sonorità, quest’approccio che definirei ‘colto’, è ottimamente completato da quello che è un altro aspetto peculiare dei Bayou Side: i testi. 'Unbound', a eccezione di un brano, contiene soltanto canzoni originali, scritte principalmente da Volker Kinast. Il senso del racconto, la qualità letterale, poetica dei suoi testi mi sembrano aspetti davvero ben allineati con la vostra musica. Pare quasi che Volker sia il quarto componente della band….
HD: infatti, hai detto giusto! Volker e’ proprio considerato il nostro quarto uomo. Io e lui andiamo perfettamente d’accordo. Io gli mando le mie musiche, gli suggerisco anche un indirizzo, un senso generale da dare alla canzone. Lui ci lavora su e restituisce un testo fatto e finito.
MB: dando un’occhiata ai brani, stilisticamente parlando troviamo molta varietà: ci sono le atmosfere un po’ southern di 'No Money Blues' e 'Not Ready To Go', il blues di 'Unbound' e 'I Get Lost', le ballate folk 'Emily' e 'First September Rain', il jazz notturno di 'Everything is Alright' e 'This Girl Is Mad'. Molti di questi pezzi, quando pensi di averli afferrati, scartano di lato e sfuggono a una definizione netta, grazie a un taglio sempre originale…
HD: nelle mie composizioni, provo a mettere un po di “blues and beyond” (letteralmente, ‘blues e oltre’, ndr) che poi e’ anche il nostro motto. Non mi limito, cioè, a un solo stile, ma cerco di mischiare i generi restando, però, sempre nei paraggi del blues.
MB: ci sono, però, altri due brani sui quali mi piacerebbe spendessimo qualche parola: 'Voodoo Queen In Pink', nella quale fa sommessamente capolino l’atmosfera di New Orleans e la delicata ninna nanna 'Lullaby For Me', unico pezzo per il quale tu hai scritto, oltre alla musica, il testo...
HD: Lullaby è uno dei miei pezzi preferiti. L’ho scritto quando stavo attraversando un periodo un po’ difficile della mia vita. Forse, proprio per questa ragione, da me e’ venuto fuori anche il testo. Qui, Klaus ha aggiunto delle bellissime melodie con il suo contrabbasso.
Con Voodoo Queen In Pink, invece, volevo proprio comporre un brano in stile New Orleans. Il nostro batterista Peter Paul Hofmann, che ha studiato proprio a New Orleans, ci ha aggiunto il groove perfetto.
MB: unico brano non vostro qui presente, invece, è l’originale, straordinario rifacimento di 'See That My Grave Is Kept Clean' di Blind Lemon Jefferson. La vostra versione, resa in tempo dispari, è principalmente acustica con un efficace inciso di chitarra elettrica. Rileggere celebri classici del blues come questo in chiave radicalmente differente ha il senso della sfida e, nello specifico, di una sfida pienamente vinta. Siete riusciti a trasformare questa canzone in qualcosa di interamente vostro...
HD: io ho molto rispetto per i classici del blues. Dunque, non provo mai a riproporre un brano blues tale e quale all’originale, perché tanto non ci riuscirei. Per questo motivo, provo a dare al brano una forma diversa in base a qualche idea mia. Nel farlo, cerco di lasciarmi inspirare dalla musica.
MB: 'Unbound' è un disco talmente ricco di spunti che, in chiusura, mi verrebbe da chiederti se c’è qualche aspetto che ho tralasciato e di cui vorresti parlare...
HD: direi che abbiamo detto tutto ciò che di più importante c’era da dire. Grazie!
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