Frankie Miller - Macallè Blues

Macallé Blues
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Frankie Miller

Recensioni

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FRANKIE MILLER'S DOUBLE TAKE - SENDING ME ANGELS
un film prodotto da David Mackay - CD e DVD
June Productions Ltd. - 2016

Quando si parla di grandi personaggi, magari resi ancora più mitologici dall’abbattersi improvviso di un destino immeritatamente avverso, è fin troppo facile sconfinare nella mitizzazione, trasfigurare nella stucchevole retorica di una narrazione agiografica. E, in parte, è proprio ciò che accade in questo Frankie Miller’s Double Take, tributo a più voci, e in doppia versione, cd e dvd, rivolto al grande talento di questo artista scozzese.
La genesi di quest’opera è da ricercare, sia nell’interessamento diretto di Rod Stewart, oltre che conterraneo anche grande amico e ammiratore di Miller, sia nell’enorme mole di materiale inedito e demo ascrivibile a Miller stesso, consegnata a Stewart dalla moglie di Miller, Annette. Il produttore David MacKay ha, poi, fatto tutto il resto.
Occorre dirlo perché forse ai più sfugge, ma Frankie Miller è stato uno dei più grandi cantanti, interpreti e autori del rock inglese degli anni ’70, quel rock che strizzava forte l’occhio al soul e al R&B d’oltreoceano. La figura di questo cantante dalla voce ruvida, densa di rimpianti, passioni e orgoglio, emerge successivamente a quella di altri artisti britannici devoti allo stesso genere come Joe Cocker, Eric Burdon o Rod Stewart stesso, ma a differenza di questi, Miller è il più americano di tutti, nello stile come nella scrittura e nel canto, tanto che le affinità con almeno un paio di cantanti e autori di razza come Delbert McClinton e, prima ancora, Bob Seger si leggono, in lui, chiare e nette. E non è forse un caso che, nel 1994, dopo un lungo periodo di assenza dalle scene e di difficoltà a sottoscrivere nuovi contratti discografici, decida di trasferirsi proprio in America, a New York, per formare una nuova band con l’amico Joe Walsh. Lì, nell’agosto dello stesso anno, Miller rimane vittima di quell’emorragia cerebrale che lo costringerà in coma per diversi mesi. Dopo, non sarà più lo stesso, ma l’affetto e la stima che ha saputo universalmente suscitare coi suoi talenti di autore e cantante è tutta riversata nei diciannove brani inediti del disco dove, di volta in volta, Miller duetta con gli ospiti, e nelle testimonianze presenti in questo film. Sono davvero tanti gli artisti che hanno partecipato ai duetti di questo progetto: oltre ai già citati Stewart e McClinton, compaiono anche Elton John, Joe Walsh, Huey Lewis, Willie Nelson, Kid Rock, Steve Cropper, Bonnie Tyler, Kim Carnes e altri meno noti.
E’ pur vero che il racconto inciampa un po’ nell’agiografia, peraltro giustificata dalla reale statura del personaggio, ma quello che emerge qui è soprattutto la grande carica di umanità e di affetti che Frankie Miller ha saputo suscitare con la sua opera e la sua persona. Del resto, se ben guardiamo, cos’è un double take se non una seconda occhiata, rapida e sorpresa, ad una persona o situazione il cui significato non era stato completamente afferrato alla prima. Ed è anche ciò che vuole essere, principalmente, questa doppia uscita; il modo per dare una seconda possibilità a chi non ha mai incontrato Miller prima d’ora o l’ha incontrato soltanto di sfuggita. G.R.        


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