Lisa Mills - The Triangle - Macallè Blues

Macallé Blues
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Lisa Mills - The Triangle

Recensioni

Il disco raccontato da...

Lisa Mills

LISA MILLS

"The triangle"

BMG Rights Managements Rec. (USA) - 2020

Greenwood, Mississippi/Tell mama/Slip away/I'd rather go blind/That's what love will make you do/I'm in love/Same time, same place/A place nobody can find/That's how strong my love is/Someone else is steppin' in/I'll always love you/Travel on/Members only/Just walking in the rain

    
Chitarrista, autrice ma, soprattutto cantante dal timbro rugoso, increspato e dannatamente soulful, dopo alcuni dischi ricchi di quel mix di blues, soul ed efficace songwriting, la mississippiana Lisa Mills, esce con un lavoro sorprendente che, sebbene composto interamente da covers, la vede trionfare quale interprete profonda e verace di quegli stessi umori meridionali di cui è, da sempre e talvolta a sua insaputa, la risonante cassa armonica.
Sapientemente prodotto da Fred Mollin e registrato durante un pellegrinaggio tra Memphis, Jackson e Muscle Shoals, attraverso brani celeberrini e altri meno noti, The Triangle rappresenta il tributo di Lisa Mills alla grande storia del soul e dei luoghi che ne sono diventati il simbolico tempio.
Con Lisa Mills, di questo disco abbiamo parlato nell'intervista che segue…..

 
 
Macallé Blues: Lisa, sebbene non sia così bello né interessante far paragoni con altri, a beneficio di chi ancora non ti conoscesse e giusto per dare una vaga idea della tua voce, ruvida e così profondamente emotiva, direi che il tuo timbro vocale rimanda a Bonnie Raitt e Susan Tedeschi. E, devo dire che, nel tuo modo di cantare, si avvertono un’onestà e un’immediatezza davvero rare: la tua è una voce con una grande anima….Questa potrebbe essere la mia descrizione di te; quale sarebbe la tua?
Lisa Mills: sono davvero onorata del paragone con Bonnie e Susan! In una qualsiasi descrizione del mio modo di cantare aggiungerei anche espressiva, emotiva, autentica, genuina e….”Southern”!
MB: e, sempre a beneficio di chi non ha ancora avuto modo di conoscerti, raccontaci qualcosa della tua storia artistica.....
LM: ahhh, per questo servirebbe ben più che qualche pagina! Dunque, in breve: sono nativa di Hattiesburg, Mississippi e sono stata così fortunata da viaggiare per buona parte del mondo suonando quello che sono solita chiamare ‘Southern American Roots”. La prima esibizione per cui fui pagata avvenne in un ristorante italiano nel centro della mia città natale. Mi madre adorava Elvis e mio padre Hank Williams Sr. E io sono cresciuta cantando nella nostra chiesa, la chiesa battista. Una mia bisnonna suonava il piano, mio zio Shelby cantava come basso e mia zia Myrtis faceva a gara con chiunque per vedere chi avrebbe portato il miglior addobbo floreale per la cerimonia domenicale;
MB: parliamo un po’ di questo tuo nuovo disco e, per farlo, partirei proprio dal titolo: “The Triangle”. Le ragioni di questo titolo sono geografiche, storiche e musicali. I tre vertici di questo ideale triangolo, Muscle Shoals (Alabama), Jackson (Mississippi) e Memphis (Tennessee) rappresentano le ragioni geografiche.
In ognuno di questi tre posti, si trovano altrettanti celebri e storici studi di registrazione: rispettivamente, Fame Studios, Malaco Studios e Royal Studios. Questi tre studi rappresentano tanto le ragioni storiche che quelle musicali; in ognuno di questi studi, infatti, si sono avvicendati un sacco di importanti artisti che, lì, hanno prodotto le loro epocali registrazioni. Sembra proprio che, con “The Triangle”, tu abbia voluto rendere omaggio tanto agli Studios quanto a questi artisti…..
LM: assolutamente, hai colto il senso! Questo disco ha rappresentato un viaggio su strada, verso sud, per rendere omaggio proprio a quel “triangolo”, in tutti i sensi che hai elencato: geografico, musicale, culturale, storico, e direi anche un po’ gastronomico;
MB: artisti e registrazioni che, io credo, rappresentino buona parte del tuo retroterra musicale….
LM: certamente, io adoro le grandi, espressive, ricche voci nere che arrivano dal gospel!
MB: ma forse c’è anche un’altra ragione che possiamo leggere nel titolo “The Triangle” ed è qualcosa che ha a che fare con le relazioni interpersonali. Tutte le canzoni presenti nel disco, sono canzoni d’amore. E, di amore parlano, affrontandone il racconto da tre differenti angolazioni: l’amore duraturo, quello infelice e quello, per così dire, illecito, fedifrago. E sembrano altri vertici di quello stesso “triangolo” del titolo…
LM: bella questa! Non ci avevo mai pensato, però hai proprio ragione. Ci sono molti modi per affrontare un viaggio e quello dell’amore, in tutti i sensi, è di certo il più emozionante;
MB: come è nata l’idea di questo disco?
LM: tutto il merito va al mio produttore, Fred Mollin. Mi ha proposto questa sua idea la prima volta che ci siamo incontrati, il ché accadde a New York nel marzo del 2017. Mi disse che gli era molto piaciuto il mio ultimo disco Mama’s Juke Book (che era un tributo alla mia defunta madre contenente le canzoni che lei aveva scritto negli anni ’70, su un diario sgualcito, e che io scoprii, dopo la sua morte, nel 2012) e che pensava che io avrei dovuto dedicarmi, questa volta, a un autentico concept album considerato che, a suo dire, ciò che mi rende unica come cantante è il fatto che la mia voce un senso di luogo, di casa;
MB: il fatto che tu abbia voluto fare questa specie di pellegrinaggio in quei luoghi, devo dire, non mi ha sorpreso affatto. Sei una cantante ‘soulful’, volendo intendere, con quell’aggettivo, una cantante profondamente radicata nel soul e anche nel blues. Tra gli artisti di giovane generazione simili a te, tu non sei la prima (e, probabilmente, non sarai l’ultima) ad aver ripercorso certe strade e ad aver registrato ai Fame e Royal Studios. Ma, per esempio, non ne ricordo altri che siano andati a registrare alla Malaco prima di te! Questa è una cosa che mi suona nuova…..
LM: buffo, ma vero! Non ero mai stata né alla Malaco, né ai Fame Studios prima, sebbene fossi stata a Jackson molte volte e avessi visitato, almeno una volta Muscle Shoals. Quando il mio disco Tempered in Fire uscì, nel 2010, rimasi sorpresa nel trovare critici che parlavano di Memphis Sound in riferimento al mio modo di cantare. Immagino di non essermi mai resa bene conto delle mie influenze, in tal senso, fino a quando non me le fecero notare attraverso le loro recensioni.
Una curiosità: quando arrivai negli studi della Malaco, una delle prime cose che vidi fu la foto di una band che ero solita ascoltare (e con la quale, qualche volta, ho anche suonato) quando stavo a Mobile, Alabama: The Beat Daddy’s. Il fondatore e cantante della band, Larry Grisham, scrisse I’ll Always Love You che è anche uno dei brani che si trovano in The Triangle! Mi ricordo di averlo sentito cantare quella canzone. Incredibile che, dopo tutti questi anni, l’abbia registrata anche io;
MB: mentre Fame Studios e Royal Studios erano direttamente collegati alla musica soul, Malaco era invece la dimora di gente come Little Milton, Bobby Bland, ZZ Hill, Denise Lasalle, Latimore, etc.; il posto dove il blues e il soul si sono incontrati e mescolati in quella tipica maniera “southern”..…
LM: esattamente! Vedo che sai il fatto tuo. Ogni studio, allora, aveva la sua propria personalità;
MB: tre sono stati gli studi (e i luoghi) dove i brani sono stati registrati e, dunque, tre sono state le diverse band (house band) con le quali hai registrato i brani. Una delle cose sorprendenti è che, malgrado ci siano state band diverse ad accompagnarti, il disco suona incredibilmente omogeneo, uniforme e coeso come se fosse stato registrato interamente con gli stessi musicisti. Quanto la produzione di Fred Mollin ha a che fare con ciò? Immagino che avesse idee molto chiare in merito a come il disco avrebbe dovuto suonare e a come far in modo che questo avvenisse, malgrado il personale differente coinvolto…..
LM: Fred Mollin è un produttore incredibile e, credimi, è stato tutto merito dei suoi sforzi e della sua visione d’insieme se l’album suona così coeso. E penso anche che il fatto di aver registrato buona parte delle parti vocali ‘live’ abbia aiutato in questo;
MB: diamo un’occhiata alle canzoni. Qual è stata la regola (se ce ne è stata una!) che hai seguito nella scelta del repertorio?
LM: regola numero uno: le canzoni dovevano essere state originariamente registrate in quegli stessi studi. Poi, avrebbero dovuto rispondere ai criteri di blues, soul, gospel, R’n’B e, ovviamente, dovevano essere canzoni sulle quali ci fosse convergenza tra Fred e me.
All’epoca, ero in tour in Europa così, con Fred, ci fu questa lunga catena di e-mail contenenti le nostre scelte relative al repertorio da fare e basate su quanto quelle particolari canzoni ci piacessero. Mi affidò l’incarico di trovare le canzoni riguardanti la Malaco, mentre Fred si occupò prevalentemente delle altre;
MB: in ‘The Triangle’, le canzoni sono suddivise in tre gruppi, uno per ogni area geografica di appartenenza, sebbene l’area non sia strettamente riferita al relativo studio di registrazione, considerato che ci sono brani registrati, in origine, a Memphis ma presso gli studi della Stax o della Sun. Le prime quattro del disco, sono state registrate ai Fame Studios a Muscle Shoals. L’album inizia con “Greenwood, Mississippi”, brano reso famoso da Little Richard. Tu e la band avete dato a questo pezzo un sound molto buesy….
LM: per quanto ne so, le sole canzoni registrate alla Sun furono originariamente incise là, ma ogni canzone ripresa qui era comunque proveniente da quei tre rispettivi studi. Ci saranno state più versioni dello stesso brano, di quessto sono certa;
MB: poi troviamo “Slip Away” di Clarence Carter e due pezzi di Etta James: “Tell Mama” e la celeberrima “I’d Rather Go Blind” (che, in origine, era il lato B di 'Tell Mama'). Ci va del coraggio per interpretare una canzone come questa ma, nel farlo, hai dimostrato di saperla maneggiare con insolito agio e profondità emotiva….
LM: oddio! Etta è la mia cantante preferita e non sai quanto abbia esitato a scegliere di interpretare questi pezzi, soprattutto l’emblematico I’d Rather Go Blind, ma sono rimasta estasiata dal modo in cui entrambe le canzoni sono riuscite. Ciò che fa la differenza, per me, è l’arrangiamento che Fred ha messo insieme, la modulazione finale. E un altro fatto interessante è che lui ha ascoltato il primo artista uomo che ha inciso per la prima volta questo brano (quello che anche Etta ha ascoltato!). Alla fine, tutto ciò che avrei potuto fare sarebbe stato pensare a cosa le parole di questa canzone significassero per me personalmente e riviverle attraverso la sua interpretazione. E la band, che andava a mille, mi ha trasportata in aria!
MB: con i brani dal quinto al nono ci spostiamo ai Royal Studios di Memphis. Qui, hai avuto l’opportunità di registrare con tutti o quasi i musicisti storici che hanno contribuito alle più famose registrazioni della Hi-Records: Michael Toles, Lester Snell, Leroy Hodges, Rev. Charles Hodges, etc. Tra questi brani, troviamo alcune note gemme come quel soul venato di gospel che è ‘That’s How Strong My Love Is’ così come il meno noto ‘Same Time, Same Place’, registrato in origine da Mable John e ‘I’m In Love’ di Bobby Womack. Ma, soprattutto, troviamo uno dei miei brani preferiti in assoluto: ‘That’s What Love Will Make You Do’ di Little Milton. Questa tua versione ha un andamento contagioso ed è un trionfo di basso, chitarra, organo, fiati e, ovviamente, voce….
LM: oh mio Dio! Ai Royal Studios, ero come una bambina dentro una pasticceria. Per tutta la vita, ho adorato il southern soul ma non ho mai avuto l’opportunità di cantarlo davanti ad autentici giganti del genere. Dunque, puoi immaginare, cantare di fronte alla Hi Rhythm Section è stato un sogno diventato realta. Un amico di Fred, Rob Galbraith (per molto tempo produttore di Ronnie Milsap) mi disse: “Lisa...qui, sei nel tuo elemento!”;
MB: ai Royal Studios, i brani sono stati registrati da Boo Mitchell, figlio dell’ideatore di quegli studi nonché scopritore di talenti (vedi Al Green) e produttore di tante pagine importanti del soul, il compianto Willie Mitchell. Immagino ti sia sentita come parte di una grande storia registrando là?
LM: oddio! Sì, assolutamente. Soprattutto quando mi hanno messo davanti proprio al microfono usato da Al Green per tutte le sue registrazioni fatte lì;
MB: dal decimo al tredicesimo brano, ci spostiamo a Jackson, Mississippi negli studi della Malaco, con un’altra band a supportarti per le ultime miglia del tuo ideale viaggio. Tra questi brani troviamo una meravigliosa riedizione di ‘Members Only’ di Bobby Bland così come ‘Travel On’ del gruppo gospel The Jackson Southernaires. Ma, ancora una volta, qui, c’è un brano speciale per me: ‘Someone Else Is Steppin’ In’ di Denise Lasalle, brano reso famoso da ZZ Hill per la stessa Malaco. Questa volta, però, nel testo qualcuno ha cambiato ruolo: mentre nella versione di ZZ Hill, è il cantante a scoprire di non avere più una casa perché la serratura è stata sostituita, nella tua versione, il cantante è quello che sostituisce la serratura a quella porta. Dunque, in entrambe le versioni, è sempre la donna che gioca il ruolo chiave nella storia….
LM: Mississippi, il mio stato natale. Wow, che esperienza! In merito a entrambe le versioni, che dire; la donna deve fare ciò che spetta alla donna fare;
MB: altretutto, questa versione, ha una forte impronta bluesy; dall’inizio alla fine, dalla chitarra al sax...
LM: perfettamente d’accordo! Un’impronta bella sporca;
MB: in aggiunta a quelle tre diverse band che ti accompagnano, troviamo una meravigliosa sezione fiati formata da Jim Hoke e Steve Herman: anche gli arrangiamenti dei fiati contribuiscono a fare la differenza….
LM: geniali, assolutamente!
MB: e poi, lungo l’intero disco, possiamo ascoltare il coro delle straordinarie voci gospel di Maureen Murphy e Kendra Chantelle….
LM: cantanti favolose! È stato un onore averle con me nel disco;
MB: c’è però una canzone che sembra smarcarsi dalle altre per la sua atmosfera un po’ afflitta e i suoi arrangiamenti più rarefatti: la conclusiva ‘Just Walking In The Rain’ di Johnny Ray.....
LM: è stato Fred a insistere nel voler includere questa canzone. Gli sembrava giusto chiudere il disco in questo modo. E, registrandola, ne ho sentito tutta l’energia. Magica!
MB: c’è qualche canzone in particolare, in questo disco, che senti più tua? Come canzone in sé, per come è riuscita o per qualche altra ragione?   
LM: accidenti, ce ne sono tante che, durante le sessions, sono rifiorite. La sinergia tra la produzione di Fred, l’atmosfera degli studi, i musicisti straordinari, il pensiero della storia di queste canzoni e di questi luoghi, unitamente a come sono venute queste registrazioni sono qualcosa che non si potrà mai ripetere. Ma, per me, Greenwood, Mississippi è stata davvero speciale perché c’è il nome del mio stato nel titolo, ovviamente, e, nel cantarla, mi sono sentita così personale e autentica; questa è stata davvero una canzona importante da includere. Poi, dato che ho sempre, sempre amato Bobby ‘Blue” Bland cantare Members Only è stato come realizzare un sogno. Come pure registrare un brano di Otis Redding, oddio!
MB: saresti d’accordo se dicessi che ‘The Triangle’, ben rappresenta ciò che sei come cantante così come il tuo precedente, introspettivo disco ‘I’m Changing’ ben rappresenta ciò che sei come autrice?
LM: oh sì, certo! È perfettamente sensato quello che dici. Il prossimo passo sarà raccogliere le canzoni che ho scritto e che sto scrivendo per costruire il nuovo disco che rappresenterà ciò che sono sia come cantante soul che come autrice. E non vedo l’ora!!
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