Popa Chubby - Tinfoil hat - Macallè Blues

Macallé Blues
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Popa Chubby - Tinfoil hat

Recensioni

Il disco raccontato da...

Popa Chubby

POPA CHUBBY

"Tinfoil hat"

Dixiefrog Rec. (USA) - 2021

Tinfoil hat/Baby put on your mask/No justice, no peace/Someday soon (change is gonna come)/Can I call you my friends?/You ain't said shit/Another day in hell/Boogie for Tony/Cognitive dissonance/Embee's song/1968 again

    
Emblema blues di New York quanto Lou Reed ne fu l'icona rock, Popa Chubby non lascia mai troppo tempo a secco i suoi numerosi fans. Questo suo ultimo Tinfoil Hat, però, è un disco particolare; un disco figlio, tanto legittimo quanto diretto, della pandemia.
Realizzato in piena solitudine, nel chiuso del suo studio domestico, ricavato nella Hudson Valley, le undici tracce che lo compongono vedono questo ex ragazzo del Queens pienamente protagonista come autore, arrangiatore, ingegnere del suono nonché musicista unico (è stato lui a suonare tutti gli strumenti!!). In queste canzoni, Chubby concilia la rabbia e il sarcasmo che gli sono propri, schiumando il giusto con chi di dovere (Trump, intolleranza, violenza...), con quelle delicatezze che pure fanno il giusto capolino nelle sue uscite. E l'ironia, che si intuisce dal titolo stesso! Quel 'tinfoil hat', il cappello di stagnola che campeggia sul capo di Chubby, da un lato sembra far riferimento all'idea, mediata da un vecchio racconto di Huxley, secondo la quale un copricapo del genere proteggerebbe chi lo indossa dalla possibilità di lettura altrui del pensiero. Ma la foggia a corona e la peculiare povertà del materiale costituente, soprattutto se correlati al contenuto di certi brani, mi induce a credere che, invece, l'intento sia stato quello dello sberleffo rivolto a chi, con ottusa presunzione, crede di essere ciò che non è: re senza regno.  
Sebbene l'intervista che segue sia una delle più sintetiche mai condotte, credo riesca, comunque, a rendere un minimo le idee di compiutezza e chiarezza d'intenti che pervadono il disco.....


 
 
Macallé Blues: questa pandemia ha colpito diverse categorie di persone in diversi modi: una delle più colpite è sicuramente quella degli artisti e, più in particolare, dei musicisti. Dunque, dopo tutto questo tempo, la mia intenzione era provare a indagare le conseguenze della pandemia dal punto di vista dell'artista. Così, quando ho letto il flyer relativo a questo tuo nuovo album e ho scoperto come era nato, ho subito pensato di dover chiederti qualcosa in merito.
Il disco è uscito a marzo. Esattamente un anno prima, avevi smesso di essere regolarmente in tour: qual è la prima cosa che hai pensato quando hai cominciato a capire ciò che stava accadendo? Nessuno di noi ha mai sperimentato prima una pandemia e l’isolamento che ne comporta; per un musicista, questo ha significato essere a casa, circondato da strumenti e attrezzature, ma senza possibilità di fare prove, spettacoli, registrazioni, niente! Potrebbe sembrare una cosa assurda….
Popa Chubby: per la prima volta in trent’anni, mi sono trovato improvvisamente a casa e lontano dalla strada. Tutto questo ha comportato un grande sforzo di adattamento. Tanti cambiamenti e la riscoperta di aspetti della vita che avevo dimenticato. Per non parlare dell'ampia gamma di emozioni suscitate e della paura di contrarre il virus;
MB: questa particolare situazione ti ha dato l'opportunità di evadere attraverso la creatività? Usare la tua capacità di scrivere canzoni mi è parso quasi un modo per supere il periodo….
PC: no, non per superarlo. Non puoi superare un problema come questo. Puoi solo sopravvivere. Fortunatamente, io sono sempre stato bravo in fatto di sopravvivenza. Grazie anche alla musica, che è sempre stata lì per aiutarmi a elaborare ed evitare la possibile follia;
MB: Tinfoil Hat’ è la tua ultima produzione ed è stata registrata durante tutto questo periodo di isolamento; sembra un po’ la tua personale risposta a quanto stava accadendo….
PC: in realtà, è più il mio commento su tutta una serie crescente di cattivi avvenimenti. Pandemia, Trump, razzismo, solitudine. La mia forma di esternazione su tutto questo;
MB: in questo disco, hai suonato ogni strumento così come hai scritto, registrato, prodotto e mixato tutto quanto. Un’autoproduzione completa.....
PC: sì, assolutamente. La necessità ha imposto le sue regole e io ho dovuto intensificare il mio lavoro su più fronti e in molti modi; 
    MB: devo dire che, la prima canzone che mi ha colpito è stata ‘Baby Put On Your Mask’. Con questo pezzo, sembra che tu abbia cercato di trasformare il semplice gesto del mettersi la mascherina, diventato ormai una triste abitudine per tutti, in qualcosa di spavaldo e sexy….
    PC: triste abitudine? Hmmm...
    MB: ...sì, nel senso che, pur essendo una pratica necessaria a fini protettivi, è comunque un’abitudine inusuale che limita una cosa così naturale come respirare…
    PC: un semplice gesto che, credo, abbia contribuito a salvare tante vite. Ma sì, molte belle persone mi hanno mandato le loro foto per il video della canzone. Alcuni, addirittura, indossavano una mascherina e nient'altro;
    MB: l'ironia e il sarcasmo sono sempre stati due tra i tuoi marchi di fabbrica. Nella title track (canzone che, all'inizio, sembra citare il tema di Peter Gunn di Henri Mancini), per esempio, canti versi come "... my GED is now my PhD…" prendendoti gioco di tutti coloro che trovano piacere nel compiacersi delle proprie miserie, dandosi arie da esperti in tutto quando, invece, sono esperti in nulla, meno che mai di scienza….
    PC: in realtà, non è proprio il tema di Peter Gunn, comunque grazie! Sì amico, quello che la gente dice sono le classiche cose. Ora tutti sembrano esperti di tutto, anche se non sono capaci nemmeno a pulirsi il culo!
    MB: ‘You Ain't Said Shit’ segue lo stesso percorso. Musicalmente, è un brano ballabile e divertente, ma versi come "...you have the better words but you ain’t said shit…" o "...your mouth is always moving but you ain’t said shit…" sono un’altra deliziosa presa in giro di tutti quelli di cui si parlava prima e anche di Trump….
    PC: in verità, tutto quanto il brano parla della “canaglia arancione”! È stato fin troppo facile da scrivere!
    MB: questo periodo è stato caratterizzato dal Covid, ovviamente, ma anche da altri eventi che si riflettono nel tuo disco. Infatti, troviamo diverse canzoni di ispirazione politica o sociale. L'arrabbiata ‘No Justice No Peace’ ispirata al movimento Black Lives Matter, ‘1968 Again’ con la sua chitarra slide acustica, che sottolinea le somiglianze tra l’anno del titolo e il 2020 o ancora ‘Someday Soon (A Change Is Gonna Come)’ che riecheggia il successo di Sam Cook del 1964 e la speranza di cui parlava….
    PC: assolutamente così! L'America è in una posizione cruciale per quanto riguarda le questioni legate alla razza e gli omicidi perpetrati dalla polizia. È tutto così triste;
    MB: 'Embees Song' e 'Cognitive Dissonance' segnano, invece, una netta pausa stilistica dal resto del disco. Mentre la prima canzone è una ballata soul, la seconda è un reggae con una bella chitarra blues nel mezzo; l'esempio perfetto di come riesci bene a mescolare i generi.....
    PC: sono un grande, grande fun di dub e reggae. Come ingegnere del suono, sono stato addestrato da J. Dubblee che ha registrato il primo disco dei Bad Brains. L’altro pezzo, invece, è una dedica a mia moglie;
    MB: lungo tutto il disco, le parti di chitarra sono efficaci, concise e sempre al servizio delle canzoni; pure in quell'unico strumentale, ‘Boogie For Tony’, dove avresti potuto tranquillamente prenderti più spazio con la chitarra….
    PC: credo davvero che la chitarra dovrebbe sempre e solo essere al servizio delle canzoni. La vita è il posto giusto dove prendersi degli spazi!
    MB: anche se messo al centro del disco, ‘Can I Call You My Friends?’ è il tipo di brano che, dopo tutti i sentimenti di rabbia e dolore espressi altrove, mostra speranza nonostante le paure e l'alienazione....
    PC: questa è stata in realtà la prima canzone che ho scritto e che ha permesso a tutto il disco di realizzarsi; in un certo senso, è stata una canzone di rottura; 
    MB: proprio come tutto ciò che nasce da sentimenti profondi, ‘Tinfoil Hat’ è un disco che suona autentico e diretto…..
    PC: ti ringrazio; faccio del mio meglio per essere me stesso!
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