Syl Johnson: Any Way The Wind Blows - Macallè Blues

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Syl Johnson: Any Way The Wind Blows

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SYL JOHNSON: ANY WAY THE WIND BLOWS
un film di Rob Hatch-Miller

Production Company Productions - 2015/2022

  
Ci sono storie che, più di altre, necessitano di essere raccontate: perché meritevoli, perché mai narrate prima. E perché è bene che rivivano grazie al riscatto offerto loro dall’amore e dal senso di giustizia che sanno suscitare in qualcuno.  
La storia di Syl Johnson è quella di un albero antico, dalla intransigente e solida autenticità; saggio come una quercia offuscata solo dallo svettante rigoglio improvviso della vegetazione a lei più prossima. Un albero, quasi secolare, le cui radici hanno trovato dimora nelle terre umide del Mississippi, ma le cui frasche sono arrivate a lambire Chicago ondeggiando, prima, giusto il tempo di un’illusione (quella della fama!), sopra Memphis e ai suoi più rinomati studi di registrazione.
Fieramente cantante - ma anche chitarrista e autore - Syl Johnson, a differenza dei fratelli Mac e Jimmy schierati, da subito e convintamente, nell’arena del blues, ha rappresentato un unicum nel campo della fusione tra generi. In lui, soul e blues hanno trovato una propria amalgama personale. Come afferma egli stesso, ciò che ha composto e interpretato è sempre stato “bluesy”; soul e funk illuminati, talvolta, dalla luce soffusa e dolente del blues. La sua voce è stata benedetta da un timbro irripetibile, prossimo al falsetto; aspro e lacerante anche nelle sue manifestazioni più leggere e ballabili. Approdato alla Hi! Records, negli anni ‘70, avrebbe potuto facilmente rivaleggiare e, anche, troneggiare sulla star dell’etichetta - quella “vegetazione” di cui sopra - che fu Al Green, su cui il produttore Willie Mitchell tutto aveva puntato scordandosi, per un po’, del singolare talento di Johnson. Laddove la voce di Green si reggeva su modulatori e teatrali sottintesi erotici, quella di Johnson aveva il peso e la forza del vissuto epidermico e, persino, della denuncia (Is It Because I’M Black, Different Stokes, Concrete Reservation...). La sua, dunque, non era solo una voce; ma una testimonianza, anche politica, in un periodo di fermenti e vive sensibilità, conseguenti alla morte di Martin Luther King. Le sue canzoni, incise per quest’etichetta, successo commerciale o meno, restano indubbiamente tra i migliori esempi soul dell’epoca. Con gli anni, e forse non sarà un caso, Syl Johnson è diventato l’artista nero più campionato da rappers e artisti hip-hop (Wu-Tang, Public Enemy, Jay-Z, De La Soul, Kanye West…) che, indirettamente e non senza risvolti legali legati ai diritti d’autore, ne hanno quindi riconosciuto il valore, tanto musicale quanto genitoriale.
Any Way The Wind Blows è un film-documentario che narra questa storia; la storia di Syl Johnson con l’ausilio principale dello stesso Syl e di molti, musicisti e non che, con lui hanno avuto a che fare. Le riprese, iniziate nel 2015, hanno conosciuto varie traversie e interruzioni per carenza di budget fino al recente epilogo. Il sei febbraio del 2022, a meno di un mese di distanza dal più anziano fratello Jimmy, l’ancora arzillo ottantacinquenne Syl Johnson, ci ha lasciati. Il sobrio comunicato reso pubblico dalla famiglia, nulla dice sulle cause della morte, ma poco importa. Lo stesso giorno, questo documentario è stato finalmente reso disponibile (qui il link al quale trovarlo). Dall’infanzia, ricordata con un ritorno nella piantagione di cotone nella quale crebbe, alle ripetute apparizioni nella storica trasmissione Soul Train, fino al periodo dell’abbandono delle scene con l’apertura di una catena di ristoranti di pesce, Any Way The Wind Blows costituisce il ritratto, tardivo ma assai fedele e godibile, di un cantante che non ha avuto il successo che avrebbe meritato divenendo, suo malgrado ma meritoriamente, comunque mito. G.R.        


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