Van Kery - New Life - Macallè Blues

Macallé Blues
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Van Kery - New Life

Recensioni

Il disco raccontato da...

Gianluca Vancheri

VAN KERY

"New life"

Vrec Rec. (ITA) - 2021

Runaway/One thing I learned/Perfect love/Not my time/Chasing me/New life/Everything I do is wrong/Pick your poison (feat. Francesco Piu)/Let me sleep
 
I Van Kery sono un energico trio catanese, dai trascorsi ventennali, ormai cristallizzato in forma stabile attorno ai nomi di Gianluca Vancheri, chitarra e voce, Giuseppe Di Mauro, basso e Antonio Quinci batteria. Reincarnazione musicale di quella che un tempo fu la Van Kery Blues Band, oggi automutilatasi nel nome, rinasce a nuova vita ed esce con quello che, a ben vedere, si può considerare il suo autentico debutto discografico.
Forte di un approccio muscolare e, allo stesso tempo, raffinato che volge lo sguardo ai padri di quella patria blues-rock fondata, negli anni ’60 e '70, in quello spazio geografico di rimbalzo controculturale insinuatosi tra America e Inghilterra, la band non rinuncia a disegnare i contorni di una propria identità musicale e lirica. New Life, disco di inediti, ne è la prova e, nell'intervista che segue, ne abbiamo discusso col leader Gianluca Vancheri.....
    
 
 
Macallé Blues: Gianluca, partiamo dalla vostra storia: raccontaci un po’ chi sono, quando e come sono nati i Van Kery?
Gianluca Vancheri: la band nasce agli inizi del 2000 come blues band. Si lavora soprattutto con i grandi classici del blues, riuscendo a suonare in parecchi festival in giro per l’Italia. Ci sono stati diversi cambiamenti di formazione, ma il nome della band, così come il suo fondatore “Van Kery”, non sono mai cambiati. Intorno al 2007 la band prende una pausa e, dopo un lungo periodo di ferma, si ricomincia con intenzioni sempre più finalizzate alla scrittura. Nel 2018, la formazione si stabilizza con Antonio Quinci alla batteria e Giuseppe Di Mauro al basso e si inizia a lavorare alla scrittura di un album di soli inediti;
MB: tra l’altro, noto che c’è stato un cambiamento nel nome della band che, da Van Kery Blues Band diventa semplicemente Van Kery. È il segnale di un desiderio di liberarsi da certe costrizioni stilistiche?
GV: sì, esatto! Nel frattempo la band ha perso il “blues” dal nome perché la scrittura ci ha portato in territori molto più ampi rendendo il termine “blues band” troppo stretto;
MB: nel 2018 era uscito il vostro EP (Not) My Time e, poco dopo, sarebbe dovuto uscire questo nuovo disco che, invece, è stato pubblicato solo la primavera scorsa; cosa è successo nel frattempo?
GV: in realtà, l’EP non è mai uscito perché, quando eravamo pronti per pubblicarlo, abbiamo attraversato un bel momento creativo e quello che doveva essere un EP è diventato, poi, un disco di 9 brani inediti;
MB: devo dire che, malgrado sparito dal nome, l’influenza del blues è comunque sempre presente, sebbene mediata da chiare influenze rock: un esempio su tutti è Everything I Do Is Wrong….
GV: sì, il blues è comunque la nostra radice e ha influenzato la scrittura di tutti i brani. Everything I Do Is Wrong è stato un brano scritto nel primo periodo, quando ancora avevamo qualche resistenza alle incursioni di genere e rappresenta il brano più blues dell’album;
MB: il primo brano, lo sferzante Runaway, trovo dia già un’idea chiara dell’indirizzo della band; qui, e anche nel successivo One Thing I Learned, si sentono influenze che, ben infilate tra le pieghe, ricordano antiche band inglesi come Cream e Free, fino ai più recenti AC-DC, ZZ Top, Red Hot Chili Peppers….
GV: sì, le influenze rock, ad un certo punto, si sono manifestate in modo palese! I nostri ascolti del rock inglese e americano ci hanno indubbiamente influenzato nella scrittura;
MB: lento, in tonalità minore e con un’armonia non proprio convenzionale, arriva Perfect Love, creatura ibrida, a mezza via tra blues e soul, che lancia vaghi richiami a certe cosucce dei Blood Sweat & Tears…..
GV: si tratta di un brano che molti hanno definito un diamante, una ballad sognante e ricca di pathos che attinge sia dal blues che dal soul, qui esce l’animo più romantico della nostra scrittura;
MB: e poi ritroviamo il già noto Not My Time, brano che mi ostino, non so se a ragione, a considerare forse il più rappresentativo della band….
GV: sì, è stato il primo brano in cui abbiamo sperimentato nuove sonorità e dove ci siamo lasciati trasportare dalla scrittura, senza troppo badare al genere. Proprio grazie a questo brano, abbiamo tolto tutte le barriere e abbiamo trovato il coraggio di osare e sconfinare in generi che fino a quel momento non avevamo mai osato immaginare;
MB: il disco comprende anche due coraggiosi brani strumentali di pregevole fattura….
GV: gli strumentali sono stati probabilmente la sorpresa più inaspettata del disco. Nessuno di noi aveva lontanamente immaginato di scrivere un brano senza testo, ma una volta suonati questi brani erano già pronti così, senza cantato. New Life ha dato addirittura il titolo al nostro LP perché forse rappresenta il nostro punto più alto e coraggioso di scrittura e poi perché il titolo dava spazio a più interpretazioni;
MB: e in Pick Your Poison troviamo un ospite, l’unico! Isolano anch’egli, ma sardo anziché siciliano: Francesco Piu. Come è nata questa collaborazione?
GV: durante la pandemia, ci eravamo sentiti con Francesco per suonare qualcosa insieme ed è stato proprio lui a chiederci di fare qualcosa di originale e non una cover. Noi avevamo già scritto Pick Your Poison e in questo brano abbiamo subito immaginato un sua partecipazione con chitarra slide e così è stato; gli abbiamo, poi, proposto il brano e lui ha accettato! La sua presenza ha dato una marcia in più al brano e siamo stati estremamente contenti della sua partecipazione;
MB: attraverso l’intero disco, certe sonorità anni settanta, comunque, si avvertono ben presenti, così come qualche accenno di psichedelia; malgrado ciò, devo dire che il lavoro, nel suo insieme, non suona affatto datato….
GV: grazie, era proprio il nostro intento! Volevamo un disco che, seppur con dei forti richiami al passato, suonasse comunque come un disco attuale e probabilmente ci siamo riusciti;
MB: sebbene New Life non sia il vostro primo lavoro discografico, forse anche grazie al suo titolo, che credo non proprio casuale, sembra quasi il vostro vero debutto…
GV: sì, in effetti lo è! Questo disco rappresenta un vero e proprio punto di partenza per la band. Abbiamo registrato qualcos’altro in passato, ma erano per lo più cover o inediti prettamente blues. Questo è certamente in nostro disco di esordio, album di soli inediti e con alle spalle la Vrec come etichetta discografica, ufficio stampa e distribuzione fisica del disco; tutto quello che serve per presentarsi con convinzione in un mercato davvero variegato e pieno di buona musica dove speriamo di trovare anche noi il nostro spazio.
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