Volevo fare la deejay - Storie di campagna e di musica - Macallè Blues

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Volevo fare la deejay - Storie di campagna e di musica

Recensioni

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Angela Megassini

VOLEVO FARE LA DEEJAY - STORIE DI CAMPAGNA E DI MUSICA

Primula Edizioni - 2020

  
 
Quante volte abbiamo parlato, su questo sito, di e con Fabrizio Poggi, armonicista, cantante, autore e ricercatore di chiara e riconosciuta fama internazionale. Questa volta, invece, parliamo di Angelina!
Chi è Angelina? Detto così, sembrerebbe la citazione letterale del titolo di un noto libro di Al Young, celebre scrittore e poeta americano. Invece, no! È una domanda autentica la cui risposta suona così: Angelina (al secolo, Angela Megassini), l’autrice di questo snello volume, è la moglie di Fabrizio Poggi. Con lui, nel condividere una vita e tutto ciò che la vita abbraccia per intero, ha condiviso anche musica e viaggi. La quasi totalità di quest’ultimi, conseguenza diretta dell’attività musicale di Fabrizio.
Dunque, questo libro, che si snoda su una struttura fatta di piccoli, anche piccolissimi, capitoli e assume fin da subito le fattezze di un intimo mémoire, diventa spesso l’occasione per raccontare dei viaggi alla scoperta di quell’America, prima sognata e poi raggiunta, e degli incontri con personaggi e musicisti leggendari che le vaste lande d’oltreoceano nascondono, mai troppo gelosamente, nel proprio scrigno appena socchiuso. Quella stessa contraddittoria America, già precedentemente raggiunta dall’autrice, una prima volta e con somma sorpresa, come viaggio premio di un concorso letterario vinto.
Volevo Fare La Deejay è un libro pulito, semplice e diretto nel quale convivono l’anima del sognatore e quella concreta e contadina della bassa piemontese, la più prossima al confine lombardo, eredità di un’esistenza nata e trascorsa, per quasi un trentennio, nella culla campestre e dorata di quella stessa campagna.
Come ben rimarca il sottotitolo, i racconti musicali s’intrecciano con quelli familiari, coi ricordi d’infanzia, di giovinezza, con le prime ribellioni a quell’educazione di tradizione antica, all’epoca incomprensibilmente rigida e rigorosa, e che soltanto più tardi si scoprirà, forse anche per contrasto, formativa.
I frammenti narrativi sono talvolta così minuti da somigliare a riflessioni serali; brevi racconti a forma di pensiero, narrati dinnanzi al fuoco di un camino - quello della memoria - quando il paesaggio esterno è avvolto nella nebbia, quella un tempo tipica di questi luoghi. E su uno sfondo costante di schietta umanità, irradiano i sentori caldi di famiglia e affetti.  

Giovanni Robino        


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